sabato 3 febbraio 2018

L'AUTOSTOP - RUN-CCONTI DELL'ORRORE

L'autostop

Elia decise che quella sarebbe stata la sua ultima gara di stagione. Per le sue sessanta primavere aveva deciso di correre proprio una sessanta chilometri vicino a casa, in sù tra i monti. La data era Agosto, temeva il caldo, ma la gara coincideva con il mese del suo compleanno. Il suo fisico non era più quello dei giorni migliori. Ma sperava che l'aria fresca, una volta salito di quota, e la sua ancora grande tecnica in discesa, lo aiutassero a finire la gara. 

Ci mise molte ore a raggiungere la 'cima Coppi' della gara. L'aria, pur salendo di quota, restava pesante, ovattata, calda ed umida. Insomma, insopportabile! Come sentì insopportabile essere tra gli ultimi, se non proprio l’ultimo. 
Scollinò quella che ritenne una delle cime più dure superate nella sua carriera di corridore. Dopo, finalmente, riprese proprio quel gesto del correre che nelle ore precedenti non era riuscito a sviluppare: era in discesa.
Sapeva che molti sarebbero scesi come stessero camminando sulle uova. Lui aveva la fortuna di non avere paura, anzi amava il rischio. Così si buttò a capofitto giù per sentieri tecnici, scegliendo le linee più ripide, ardue, dando totale fiducia al grip delle sue scarpe e al suo istinto.
Era inebriato dall'aria che sentiva fluire tra i lunghi capelli grigi e la folta barba brizzolata. Era eccitato dai continui sorpassi di concorrenti, per lo più donne, che eseguiva al limite della caduta. Volava. E volavano via così anche i suoi anni, sentendosi più giovane ad ogni sorpasso.
Fece a velocità sostenuta, compiacendosene, una discesa veramente dura, poco battuta, con sottobosco molto scivoloso. Sino ad intersecare una carrareccia. "Per su o per giù?!". Non c'erano più balise!

Si rese subito conto di aver, con ogni probabilità, saltata una deviazione. Tornare indietro e risalire il bosco era impensabile. La stanchezza della giornata cadde tutta su di lui pesantemente. Tutta in un colpo solo, come un macigno. Scelse: "per giù!"
Seppur si trovasse in discesa, camminava ciondolando. La ragione sì era offuscata. Vuoto. Vuotezza la sensazione che lo pervadeva. In questo stato non si rese subito conto del rumore che proveniva da dietro. Quando lo percepì si portò in centro alla carrareccia a mani levate. 

Il burbero conducente di una vecchia fuoristrada scassata di color verde dovette suo malgrado fermare il suo lento procedere. Non fece in tempo a valutare la situazione che un anziano in pantaloncini corti e canotta dai colori improbabili si era seduto al posto del passeggero. Passeggero che aveva lasciato in alto nella radura a sistemare una baracca. Parlava una lingua incomprensibile, uno di quei dialetti degli italiani. Capì che lo stava ringraziando per avergli salvato la vita e gli chiedeva uno strappo sino alla partenza/arrivo di una gara nel paese di Silviano. Non disse una parola, continuando a fissarlo. 
Poi, rassegnato, inserì la marcia dell’auto e riprese la lenta e sobbalzante discesa. Quella deviazione non ci voleva. 

Elia riprese colorito e non smetteva di adulare e ringraziare il suo improvvisato autista-salvatore. I tornanti secchi gli davano noia e sentiva crescere la nausea. O forse era quell'odore acre che sentiva nell'auto. Era pungente, penetrante, effettivamente era questo che gli faceva montare la nausea sempre più forte.
Finalmente arrivarono a Silviano e venne lasciato proprio sotto il cartello di inizio paese. Elia non fece tempo a rivolgere un'offerta in denaro per il passaggio, che l'auto era già in movimento. Riuscì a malapena a richiudere la porta.

Dall'alba al tardo pomeriggio, tanto durano le ultra. Incamminandosi verso le voci dell'altoparlante, pensava se si meritava di passare comunque sotto lo striscione d'arrivo. Il più del percorso l'aveva fatto, il pettorale ridotto male ne era testimone. Ma forse qualcuno poteva averlo visto fare quell'ultimo tratto in auto. Meglio non rischiare un'infamia che avrebbe sporcato anni di sua presenza in gare, portavoce dell'etica nello sport. 
Pensò a quale successiva gara era in calendario per sostituire questa. Nel frattempo arrivò a prendere la borsa del cambio ed iniziò a rivestirsi negli spogliatoi della palestra messa a disposizione dei concorrenti. A vedere le borse rimaste era tra gli ultimi due o tre e l'organizzazione stava sbaraccando.  Neanche una bibita riuscì ad avere e si incamminò verso l'auto con la lingua arsa e la bocca impastata.
"Dov'è il bar più vicino?". Perso nei suoi bisogni, non si accorse che un boscaiolo lo stava additando a quattro persone in divisa.  Queste gli si precipitarono addosso, lo ammanettarono e lo invitarono a seguirlo in Commissariato. 

Il telegiornale della sera, del canale locale, annunciò l'arresto del bracconiere che da molto tempo imperversava sulla zona di Silviano Alto. Fatale gli fu passare con la sua vecchia fuoristrada, non si sapeva bene il perché visti gli anni di latitanza e prudenza, proprio nei pressi della cittadina. 
Era stato preso in flagranza di reato. Nel bagagliaio dell'auto, infatti, c'erano molti ‘freschi’ trofei di caccia. 

Fu anche individuato il suo complice, anch'esso da tempo ricercato. Un boscaiolo li vide insieme in auto, quello stesso giorno. Quest'ultimo però morì d'infarto durante il trasferimento in Commissariato.

 by Doris Lorenzo

sabato 20 gennaio 2018

FAST CHEEE??

FAST CHEEE ?

Spesso mi trovo a leggere di ‘nuovi’ sport americani che ricalcano nulla più di quanto io, e probabilmente molti di voi, abbiamo fatto o stiamo facendo da anni. Termini inglesi ‘altisonanti’ per definire attività ‘banali’, solo con lo scopo di ‘vendere’, con più facilità, quella ‘nuova’ attività e tutti gli ‘accessori’ utili ed indispensabili ad essa correlati.

Così, correre tra i monti è diventato fare del Trail Running o Sky Running o Alpine Running, concatenare cime riducendo (a volte più che dimezzando) i tempi delle Tabelle CAI è divenuto fare del  Fast & Light, camminare tra i boschi con l’aiuto dei bastoncini è fare del Nordic Walking … ma, immaginare che fare delle alte vie in montagna, di corsa, passando all’addiaccio almeno una notte, sia divenuto fare del  Fastpacking, beh, non l’avrei mai pensato!! Ma poi, di corsa!? Diciamo di buon passo! Perché, lo sappiamo bene, correre per i monti con nello zaino la tenda, il sacco a pelo e magari il fornellino … di corsa? … ma dai, non prendiamoci in giro!

Ancor prima di compiere diciott’anni (ed ora ho i capelli bianchi), con gli amici andavamo rapidi e veloci … perché gli escursionisti/i ‘montanari’ erano la generazione del ‘passo lento’ e noi invece quelli senza scarponi, quelli con pedule leggere, ‘i veloci’;  dicevo, da giovani andavamo a fare attraversate montane con nello zaino la tenda, il sacco a pelo e tutto quello che ci serviva per passare una o più notti ‘selvagge’ tra i monti.  A volte con misere tende leggerissime sotto temporali e fulmini che ci tenevano svegli tutta la notte. A volte senza alcun appoggio esterno, altre invece ‘sfruttando’ strutture locali; ma solo per l’acqua ed il cibo, la notte doveva essere rigorosamente lontano dalla ‘civiltà’, in luoghi unici ed indimenticabili!

Avessimo saputo che stavamo facendo qualcosa che sarebbe divenuto moda in America negli anni 2000 e che l’avrebbero chiamato Fastpacking ci avrebbe permesso, forse, di farci sentire più fighi invece che solo dei selvaggi! ;-))

Davvero dobbiamo prendere sempre per buono e bere tutto quello che ci viene propinato con termini inglesi?
Ma vediamo in dettaglio questo Fastpacking:
  • Il nome è la fusione del termine fast = veloce e packing / to pack = fare i bagagli
  • L’idea è quella di percorrere con le scarpe da trail, e quindi di corsa, un percorso con accessori più leggeri possibili (personalmente parlerei più di passo-corsa)
  • Può essere fatto in auto-sufficienza o assistito
  • Deve durare almeno due giorni, con una notte all’aperto (autogestita)
  • Per il cibo la scelta è quella di averlo con se, oppure avere un gruppo di supporto
  • Per l’acqua è indispensabile trovare punti di rifornimento, se in natura è meglio avere con sé metodi per purificarla; un gruppo di supporto potrebbe divenire essenziale
  • Per la notte il campeggio libero è la soluzione preferibile (salvo normative locali), non viene escluso il pernotto su strutture (bivacchi, casere abbandonate, etc.); assolutamente escluse strutture a pagamento (rifugi, alberghi, etc.) o abitate regolarmente
  • Ci vuole ovviamente una buona preparazione fisica ed un’ottima pianificazione del percorso
  • In caso di maltempo o difficoltà non previste è buona norma aver pianificato un piano alternativo
  • Inizialmente lo si fa su percorsi antropomorfizzati e conosciuti, ma l’obiettivo è di percorrere zone wilderness senza lasciare il segno, in completa autonomia

Scelto il percorso e documentata la tua esperienza, potrai così dichiarare anche tu il tuo FKT/Fastest Known Times = il tempo conosciuto più veloce, su quel tracciato.

Quando poi saremo stanchi di ‘americanate’, torneremo forse a fare i nostri giri d’avventura e ... selvaggi. Soli o in compagnia.  Non aspettiamo che andare per montagne, in zone wilderness, veloci come lepri, silenziosi come cerbiatti e curiosi ed attenti come aquile debba prima chiamarsi: RunLikeWildAnimals !

PS. Chissà quanti di voi ora hanno scoperto di essere dei Fastpackings ;-))


NB. La cosa ‘spaventosa’ è che pensavo di aver inventato di sana pianta un termine ‘ridicolo’ … ma se lo cerchi su Google: RunLikeAnimals esiste!!!!!!!

PS. Come anche lo Speed Hiking ... andare più forte di un escursionista ma più lento di un Trailers che cammina in salita ?!?! Aiutooooooooo che roba è ?! Serve un GPS con rilevazione della velocità millimetrico!